Economia e lavoro - 07 marzo 2024, 15:35

Le fabbriche piemontesi guardano alla nuova Ue: "Infrastutture e sostenibilità". Marsiaj: "Ma basta parole, ora i fatti"

Debutta a Torino "Fabbrica Europa", il documento che Confindustria ha preparato per portare la voce della manifattura a livello continentale

Le fabbriche piemontesi guardano alla nuova Ue: "Infrastutture e sostenibilità"

Le fabbriche piemontesi guardano alla nuova Ue: "Infrastutture e sostenibilità"

Debutta a Torino la manifestazione che vuole aprire il dialogo tra chi produce e l'unione europea. Si chiama "Fabbrica Europa" il documento che Confindustria ha preparato in vista delle prossime elezioni Europee: una "lista delle priorità" del mondo produttivo, che ora si farà conoscere con un tour della Penisola, incontrando i parlamentari europei. "Possiamo scegliere che Europa vogliamo e selezionare i nostri rappresentanti. Non ci lamentiamo, ma vogliamo portare soluzioni" ha detto introducendo i lavori Stefan Pan, delegato di Confindustria per l'Europa. "Partiamo da Torino perché è il simbolo dall'industria, simbolo dell'Italia che lavora e che produce. Ma dobbiamo continuare: a lavorare e a produrre. E non è scontato".

Marsiaj: "Troppe parole, servono i fatti"

"È bello che la prima tappa si svolga qui a Torino - dice Giorgio Marsiaj, presidente di Unione Industriali di Torino, facendo gli onori di casa - Non abbiamo una politica industriale italiana, ma servirebbe addirittura una visione comune a livello europeo. Esportiamo per 650 miliardi di euro e questo vuol dire che la manifattura continua a essere centrale. La fabbrica è al centro del nostro Paese e del nostro territorio. Si fanno troppe parole, ma manca il tempo e mancano i fatti".

Sostenibilità ambientale e infrastrutture 

"Ospitando la prima tappa di progetto nazionale, il Piemonte si conferma centrale nello sviluppo dell'Europa - aggiunge Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte - I temi centrali sono la transizione ecologica e la neutralità ambientale, in cui però vogliamo far crescere le nostre eccellenze industriali e la nostra tradizione produttiva. Perché dobbiamo pensare anche a una transizione sociale. E poi ci sono le infrastrutture: Tav, Terzo valico e tutti i collegamenti che porteranno l'Europa a passare attraverso le nostre zone".

"Un cuore che batte forte, ma a rischio di infarto - ha chiosato Pan - come dimostrano le difficoltà del Monte Bianco o del Frejus".

"Di fronte a una congiuntura così complessa - prosegue Gay - ci troviamo in condizioni con costi moltiplicati a dismisura: i trasporti, i container, ma anche le assicurazioni. E non sempre si tratta di spese che si possono assorbire in eterno. Serve in partenariato che porti a una responsabilità sempre più collettiva".

La voce degli Europarlamentari

"Politica estera e difesa sono diventati temi inderogabili e serve una modifica dei trattati - dice Mercedes Bresso, eurodeputata ed ex presidente della Regione Piemonte - in questo frangente possiamo inserire una responsabilità per le politiche industirali, ma anche sanitaria e sociale".

"C'è sicuramente una ipertrofia di regole, speriamo che la prossima legislatura la affronti in maniera radicale".

E sulle regole interviene anche Alessandro Panza (Lega), che aggiunge: "L'ipertrofia delle regole su temi come automotive, packaging e cosi via sintetizza tutto ciò che non ha funzionato in questi anni in Europa. Alcune scelte rischiano di danneggiare interi settori italiani ed europei. C'è spazio per poter migliorare e alzare il tiro, considerando la sfida di competitività con la Cina".

"Dobbiamo saper competere sul crinale dell'innovazione - sottolinea Brando Benifei, capodelegazione del PD a Bruxelles - ma abbiamo anche bisogno di una politica più complessiva. E anche gli investimenti devono diventare organici e stabili. C'è da lavorare per dare seguito a quel che è stato fatto in questa legislatura, ma l'Italia non può essere messa ai margini".

E Carlo Fidanza, capodelegazione di FdI, aggiunge: "In questo anni si è fatta una politica anti industriale da un manipolo di talebani ambientalisti o presunti tali, con un sovraccarico di norme che si è dipinto di verde. Ed è stato negato qualunque confronto con le rappresentanze industriali, dai trasporti all'agricoltura".

Massimiliano Sciullo

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