L'orizzonte mostra meno nuvole nere, ora che i prezzi delle bollette sembrano aver rallentato la loro corsa verso l'alto. Per questo motivo il mondo delle piccole e medie imprese di Torino e provincia mostra segnali di maggiore ottimismo, pensando al futuro. Anche se la tranquillità è ancora lontana.
Parola del presidente di Api Torino, Fabrizio Cellino. “Ci sono certamente alcuni segnali che portano a un miglioramento delle aspettative ma che non sono sufficienti per far intravedere un’inversione di rotta, almeno nel breve periodo; è dunque troppo presto per dire di essere usciti dalla congiuntura difficile degli ultimi mesi”.
“Siamo nel mezzo di un percorso con ancora molti ostacoli e incertezze - prosegue - Per questo c’è bisogno di strumenti importanti per sostenere le imprese, soprattutto nei confronti degli investimenti che molti imprenditori hanno deciso di confermare, nonostante l’aumento del costo del denaro”.
Fiducia pari a zero (ma è un bene)
Secondo l'indagine condotta dall'ufficio studi, per il primo semestre dell'anno il grado di fiducia degli imprenditori è pari a zero. Ma non è un male: a dicembre 2022 il saldo tra ottimisti e pessimisti era sbilanciato verso chi vedeva un futuro negativo (-8%). Oggi diminuisce invece la quota di pessimisti, ma se chi esporta fa +4,6%, chi resta legato al mercato interno si blocca a un -5% e se i servizi regalano un +3,7% le costruzioni crollano (anche per le incertezze legate al Superbonus) a -25%.
Migliorano i parametri, ma poco
Ancora negativi gli indicatori congiunturali, ma si mostra un leggero miglioramento della produzione manifatturiera rispetto alle previsioni formulate a dicembre 2022: saldo produzione da -6,8% all’attuale -6,1%; saldo ordini da -4,9% all’attuale -5,0%; saldo fatturato resta invariato a -4,1%.
In peggioramento la composizione degli ordini che in media garantisce ad oggi una copertura superiore a 3 mesi solo nel 22,6% dei casi contro il 31,5% di fine 2022. Con riferimento alle imprese di servizi, il portafoglio ordini offre una prospettiva temporale più ampia: il 46,2% delle imprese ha ordini superiori ai 3 mesi (contro il 11,8% del manifatturiero).
Investono 6 aziende su 10
La programmazione di nuovi investimenti per il primo semestre 2023 interessa il 58,4% delle imprese, in miglioramento di 2 punti percentuali rispetto alle previsioni sullo stesso periodo formulate a fine 2022 (56,3%). Rispetto agli investimenti effettivamente realizzati nel semestre precedente si osserva una flessione di 5 punti percentuali.
L’8% delle imprese sta attualmente facendo ricorso agli ammortizzatori sociali. Con riferimento ai prossimi 3 mesi si prevede un nuovo incremento all’13,6%. Calano le attese sul fronte occupazionale: +0,8% contro il precedente +3,3% di dicembre 2022. Ma quasi un'azienda su due (il 45,6%) ha in programma nuove assunzioni. Le forme di inserimento privilegiate risultano essere il contratto a tempo indeterminato (16,8%); segue il contratto a tempo determinato (10,4%), il contratto di apprendistato (9,6%) e il contratto di somministrazione (8,8%).