Economia e lavoro - 13 dicembre 2022, 17:57

Il Piemonte risparmia meno del resto d'Italia, ma 8 su 10 pensano di far fronte ai propri bisogni. Anche per la vecchiaia

Il 52,3% delle famiglie ha messo qualcosa da parte, ma meno rispetto alla media nazionale. Rispetto al pre-pandemia, però, nel corso del 2021 sono cresciuti sia i depositi sui conti correnti che alle Poste: lo dice il Rapporto realizzato dagli studi di Intesa Sanpaolo

mano che regge un salvadanaio trasparente con monete al suo interno

Sono aumentate le famiglie piemontesi che hanno risparmiato qualcosa nel 2021

Un anno di risparmi, in Piemonte: per far fronte alle difficoltà e come reazione naturale per farsi trovare pronti, in caso di crisi e necessità improvvise. E' questa la fotografia scattata alle famiglie che abitano nella nostra regione da parte di Intesa Sanpaolo, nell'ambito del Rapporto nazionale sui comportamenti degli italiani, presentato in queste ore a Milano.

Meglio del 2020, ma peggio che in Italia

Secondo i dati, in Piemonte nel corso del 2021 la quota di famiglie che hanno risparmiato è stata del 52,3%, dunque più di una su due. Un riscontro in crescita rispetto al 47,3% della rilevazione dell’anno scorso, ma che si mostra leggermente peggiore rispetto quello italiano (53,5%).
Un andamento che però, rispetto alla media nazionale, mostra numeri migliori per quanto riguarda invece la scelta di depositi bancari o postali: si tratta di aumenti in doppia cifra (+14,3% sul 2019) rispetto al +13 del resto del Paese.
Le famiglie che hanno risparmiato sono riuscite a mettere da parte però una quota inferiore di denaro: dal 14,6% del reddito si arretra al 10,9%, mentre il valore per l’Italia è dell’11,5%.  

Pazienza e lungo periodo

Ma chi mette soldi da parte, come li investe? Tra le priorità cresce la scelta di un rendimento di lungo periodo (dal 4,7% al 7,7%), mentre diminuisce la scelta della liquidità, ovvero la decisione di lasciare i soldi semplicemente sul conto corrente (dall’11% all’8,9%). Pochi, rispetto all’Italia, mettono al primo posto il rendimento di breve periodo.

Curiosa, poi, la suddivisione delle famiglie che hanno messo qualcosa da parte con un 17,7% delle famiglie (contro il 10,2% dell’anno scorso) che ha risparmiato con un’intenzione precisa, mentre il 27,3% è un “risparmiatore involontario” e il 7,3% dichiara di “non essere riuscito a spendere”, forse a causa del protrarsi di alcune limitazioni imposte dall’emergenza pandemica. 

Il fascino rassicurante del mattone

Non cala mai, poi, il fascino rassicurante del mattone. Le famiglie piemontesi, come quelle italiane, sono soddisfatte dell’investimento in immobili: tra le famiglie che hanno una casa in proprietà i giudizi positivi sono circa l’87% in Piemonte e circa l’89% in Italia.

 

La casa (o la sua ristrutturazione) è ancora il motivo principale del risparmio dei piemontesi, in ben il 34,8% dei casi (contro il 24,9% l’anno passato e il 21,2% medio italiano), mentre le motivazioni legate ai figli, per aiutarli nei primi anni autonomi o per la loro istruzione, raggiungono l’11,5% (il dato italiano è del 15,3%). Il generico risparmio precauzionale per eventi imprevisti riguarda meno della metà dei soggetti rispetto all’anno passato: è il motivo principale per il 24,6% (50,5% l’anno passato), al quale si aggiunge il 18,7% (15,7% l’anno scorso) che dichiara di aver risparmiato per fronteggiare i rischi legati alla situazione dovuta alla pandemia (il dato italiano è, rispettivamente, 26,8% e 16,1%).

Otto su dieci sono "tranquilli"

 

 

Quello del risparmio è un comportamento che evidentemente conforta i piemontesi, visto che aumenta anche la "fetta" di coloro che ritengono di avere un reddito adeguato al proprio sostentamento: sono quasi 8 su 10 (il 79%). Il 64,8% dei piemontesi reputa il proprio reddito sufficiente (erano il 53,4% nell’Indagine 2021), per il 14,4% è più che sufficiente (erano il 16,7%). 
Il 96% del campione piemontese dichiara di essere stato completamente indipendente dal punto di vista finanziario nel 2021 e chi è stato finanziariamente indipendente, completamente o parzialmente, afferma di aver raggiunto tale traguardo ad un’età media di circa 22 anni. 

 

E quando saremo vecchi?

Il risparmio per l’età anziana incide per il 6,7% in Piemonte (contro il 15,6% in Italia) e apparentemente scompare (in Piemonte ma non a livello nazionale, dove vale il 6%) la motivazione legata alla necessità di sostenere spese di assistenza medica in vecchiaia.
A questo dato, non a caso, si accompagna la decisa crescita dell’ottimismo sulla propria condizione reddituale in età anziana (65-70 anni). Per il 71,7% degli intervistati con un’età inferiore ai 60 anni (contro il 53,1% dell’indagine 2021), il reddito all’età della pensione sarà almeno sufficiente al proprio sostentamento (60,4% in Italia e 62,3% nel Nord-Ovest). Scende al 3,7% (dall’11,6% del 2021) la quota di chi ritiene che il proprio reddito non sarà sufficiente (In Italia scende dal 9,4% al 7,6%; nel Nord-Ovest dall’8,9% al 5,3%). 

 

La percentuale d’intervistati in Piemonte che hanno sottoscritto un fondo pensione, ovvero un piano integrativo pensionistico o una forma assicurativa di tipo pensionistico è del 20,1% (in crescita rispetto alla scorsa Indagine, che registrava il 16,6%). In Italia sono il 17,6%, e il 18,3% nel Nord-Ovest.

Massimiliano Sciullo

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