Quanto è diventato difficile riuscire a “digerire la vita”! Quanto è penoso accettare di non essere abbastanza amati, rispettati, compresi. Quanto è spiacevole ammettere che molte persone vivono una vita infelice o per nulla gratificante. La verità è che viviamo in una società sempre più inquinata non solo dal punto di vista ambientale, ma anche da quello comportamentale.
Sembra quasi che l’inquinamento che sta sporcando i nostri meravigliosi mari, i portentosi fiumi, i fertili terreni viaggi a braccetto con l’inquinamento dei nostri organismi, sempre più intossicati e per questo malati. Uno sporco che sta interferendo non solo con i normali cicli della natura, ma anche con le fisiologiche funzioni biochimiche corporee. C’è una forte correlazione tra le abnormi manifestazioni della natura, sempre più violente e distruttive e la sintomatologia sempre più invalidante tipica delle patologie croniche-degenerative che caratterizzano lo scenario mondiale nel campo della salute/malattia. Eppure sia la natura che i nostri organismi ci stanno dando dei segnali molto forti che ci raccontano il loro malessere.
La sofferenza della natura è sotto i nostri occhi tutti i giorni: violenti uragani, bombe d’acqua, temporali devastanti, inondazioni e siccità che colpiscono oramai anche paesi una volta considerati immuni da tali eventi estremi. Quello che invece sospetto non essere sotto gli occhi attenti delle persone è il grande malessere che ogni giorno il nostro corpo ci manifesta, proprio attraverso la sintomatologia che accompagna una qualsiasi patologia. E così la malattia anziché una naturale conseguenza di nostri comportamenti (alimentari, relazionali) sbagliati, viene vista e vissuta come un “mostro” che ci toglie proprio la libertà di continuare a vivere nei nostri errori, incapaci di attribuire il giusto peso e la giusta responsabilità all’evento. Vi sto parlando di cellule sempre più sofferenti, malate, stressate e infelici.
Sì, infelici, perché ultimissimi studi di neuroscienza stanno confermando che le cellule si emozionano e sono molto sensibili ai nostri stati d’animo. Secondo questi studi, ci sono delle sostanze chimiche prodotte dall’organismo umano, ossia i peptidi e i loro recettori, che costituiscono la base biologica della coscienza, manifestandosi sotto forma di emozioni, convinzioni e aspettative e influenzando profondamente il modo in cui interagiamo e percepiamo il mondo attorno a noi. Parlo di un sistema complesso di informazioni e interazioni che, in ogni istante della nostra esistenza, orchestra un vasto complesso di attività consce ed inconsce, sia a livello fisico che mentale e psicoemozionale.
Allora come potete pensare che il vostro “mal di vivere” non influenzi tutta la vostra parte organica, andando a inibire od ostacolare i fisiologici processi biochimici alla base di tutte le vostre funzioni corporee? In parole semplici: sappiate che il dolore, la frustrazione, la rabbia, lo stress patologico hanno un impatto molto negativo sui vostri organi, apparati, sistemi, in particolar modo sull’apparato digerente. Eh sì, la maggior parte delle persone non digerisce bene o meglio ha una digestione molto alterata perché in disbiosi intestinale; malassorbimento; porosità e infiammazione delle mucose; deficit enzimatici ecc. La causa? Non solo una squilibrata alimentazione, ma anche e soprattutto una cattiva gestione emozionale e comportamentale. Persone bloccate nel passato, con rimpianti, rimorsi, o proiettate in un futuro illusorio, incapaci di riconoscere ed allenare le proprie risorse e potenzialità e per questo limitate nelle possibilità del raggiungimento dei propri obbiettivi di vita e quindi, frustrate e arrabbiate o deluse e pessimiste. Non si può digerire bene il cibo che finisce dalle nostre tavole al nostro stomaco/intestino, se non siamo in grado di digerire la vita.
E non sempre i sintomi di cattiva digestione si manifestano con quelli più tipici come il reflusso, acidità, pesantezza postprandiale, meteorismo, o aumento di peso, ma anche con una ostinata emicrania, una fastidiosa insonnia, una astenia generale e una fibromialgia diffusa. Non digerire vuol dire, non solo assorbire più di quello che effettivamente necessitano le cellule per funzionare bene (con un conseguente aumento di massa grassa e ritenzione di tossine), ma anche non assorbire i micronutrienti importantissimi per la salute cellulare, come, ad esempio, le vitamine del gruppo B, la cui forte carenza molto spesso favorisce la depressione, l’ansia e gli sbalzi di umore. La corretta digestione è alla base di tutto il buon funzionamento del sistema corporeo a tutti i livelli: fisico, energetico, mentale, emozionale.
Oggi voglio spendere due parole su uno dei protagonisti assoluti della digestione: lo stomaco. Il tanto bistrattato stomaco, un organo addominale che, in molti casi, potremmo definire un sacco senza fondo, in cui finiscono le peggiori sostanze; un antro oscuro sempre più infiammato e incapace di svolgere correttamente la sua fondamentale parte digestiva. Ma lo stomaco non è chiamato solo a digerire gli alimenti, ma anche le emozioni che la nostra psiche vi associa (attraverso il nervo vago). Per diventare “noi”, il cibo necessita quindi di una mente serena e appagata...ma sappiamo bene che non è sempre così! “Quante ne ho dovute mandar giù”, “Questa proprio non la digerisco.”, “Quel tipo mi sta sullo stomaco.”. Ecco sono tutte frasi comuni in cui l’avversione emotiva per persone e situazioni è vissuta anche a livello gastrico.
Allora i sentimenti, i pensieri, le emozioni e il cibo vengono inconsapevolmente trattati proprio come se fossero la stessa cosa. Quindi possiamo dire che le turbe gastrointestinali si riconducono ad una “elaborazione errata degli avvenimenti”! Se ci pensate, lo stomaco è dunque “luogo e strumento di trasformazione”, come descritto in molti miti antichi e moderni, in cui l’eroe viene inghiottito da un mostro e rimane nel suo stomaco fino a quando viene restituito al mondo “trasformato”, “digerito”. È quanto accade ad esempio nella storia di Pinocchio, dove l’essere inghiottito dalla balena è il “passaggio-chiave” che consente al piccolo eroe di ritrovare il padre e tornare nel mondo, dove da burattino diventerà bambino.
Cioè dalla materia grezza diviene “vita”. Di questo organo speciale si parla anche nell’Odissea e nella Divina Commedia. Una cavità profonda in cui si discende, sembra dunque il passaggio obbligato perché si possa verificare una vera trasformazione, un “passaggio di maturità”, un cambiamento! Anche il cibo non sfugge a questa regola: entra grezzo nella cavità dello stomaco, viene purificato e infine trasformato in energia e in “materia vivente”, vale a dire nella nostra carne. E questo perché, l’essenza di ciò che mangiamo, grazie alla digestione e all’assorbimento, diventa di giorno in giorno il nostro corpo. E la frase: “Noi siamo quello che mangiamo”, per quanto inflazionata, è dunque veritiera. Allora cosa possiamo fare per aiutare questo organo a funzionare al meglio? La risposta sta in una sola parola: rispetto.
Chi rispetta sé stesso avrà una alimentazione equilibrata: avrà una giusta consapevolezza di ciò che nuoce o favorisce le funzioni del suo organismo; dedicherà del tempo per la crescita interiore personale e per imparare a conoscere e gestire le proprie emozioni; tempo anche per lo svago e le proprie passioni. Chi rispetta sé stesso rispetterà l’ambiente e la Natura che lo ospita e, facendo riemergere i veri valori della vita, si sentirà protagonista e artefice del proprio destino. Avrà fame di conoscenza e di corretta informazione per riuscire a districarsi in un mondo sempre più complicato e frenetico. Ma ricordatevi che non occorre isolarsi sulla punta di una montagna a meditare per sentirsi liberi, appagati e sereni; è possibile farlo anche nella nostra quotidianità, impegnandoci con piccoli gesti e comportamenti per imparare a rispettarci prima come persona nella nostra unicità e poi come coabitanti del meraviglioso mondo che ci ospita.
A proposito di rispetto, informazione, conoscenza e buona digestione nel prossimo articolo vi parlerò di alcuni rimedi eccezionali per mantenere in salute il vostro stomaco.